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Anoressia e bulimia

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Anoressia e bulimia: la fame dell’anima



Misteriose e dilaganti come un’epidemia sociale, l’anoressia e la bulimia sono le due manifestazioni complementari di un profondo e radicato malessere esistenziale. Il tentativo di cancellare la consistenza corporea o, all’opposto, di espanderne i confini scaturisce spesso da una tensione etico-spirituale che sceglie il corpo come veicolo privilegiato di purificazione.
L’anoressia e la bulimia non sono pertanto patologie del corpo, ma dell’anima, un’anima che cerca disperatamente di far sentire la propria voce in un mondo sentito come incapace di rispondere ai bisogni più naturali.
Il comportamento anoressico
-bulimico si propone di rubare “briciole” di senso alla nostra vita quotidiana, percepita come povera di significato e di valori autentici. E’ una condanna estrema e radicale a una società consumistica, che incessantemente costruisce prodotti e oggetti per “divorarli” velocemente. Il vuoto dell’anima non può essere riempito con il cibo: ciò che l’anoressica e la bulimica rivendicano non è la soddisfazione materiale dei bisogni, ma l’amore dell’altro. Il loro corpo, emaciato o ingombrante, diventa l’espressione tangibile di questo messaggio e assume su di sé il “peso” di una semplice e sempre insoddisfatta domanda d’amore.
Nonostante il loro valore ideale e morale, l’anoressia e la bulimia sono pregiudicate da un’intrinseca debolezza, essendo dominate dall’idea persecutoria del cibo e del peso, che conduce a sovvertire ogni legge naturale e a bandire qualsiasi forma di legame sociale. Tale condizione si sottrae al dialogo con l’altro, scegliendo come interlocutore privilegiato il cibo, sempre disponibile per essere rifiutato, divorato, espulso. Risulta pertanto necessario riaccostare i soggetti portatori di questo disagio a una dimensione verbale, al fine di reintrodurli nell’universo dei rapporti sociali.
L’obiettivo è rendere comprensibile a se stessi e agli altri una sofferenza apparentemente inesprimibile a parole, ma che proprio nella parola trova il suo effetto catartico...


Tratto dal libro: “Il cibo dell'anima”, di Arianna Nardulli, edizioni Centropsiche, 2010 (su concessione dell’Autore)

 
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